
Care lettrici, cari lettori,
l’8 e 9 giugno saremo chiamati a votare su cinque referendum abrogativi che parlano di lavoro, dignità, diritti fondamentali.
E mai come questa volta, il silenzio rischia di essere complice dell’ingiustizia.
In queste settimane abbiamo ascoltato un messaggio ambiguo da parte del Governo, rilanciato direttamente dalla Presidente del Consiglio: “Andrò a votare, ma non ritirerò le schede referendarie.”
Un segnale forte. Ma nella direzione sbagliata.
Un invito implicito all’astensione.
Un modo per spegnere il dibattito, svuotare il voto, impedire ai cittadini di esprimersi su questioni centrali.
Ma noi non ci stiamo.
Io non ci sto.
Di cosa stiamo parlando?
I cinque quesiti referendari, promossi da sindacati, associazioni e comitati civici, affrontano temi concreti, che toccano milioni di persone.
Non ideologia, ma vita quotidiana.
Eccoli, uno per uno:
1️⃣ Reintegro per licenziamento ingiusto
Chi viene licenziato senza giusta causa deve poter rientrare nel proprio posto di lavoro, non solo ricevere un risarcimento economico.
Oggi, nella maggior parte dei casi, il reintegro non è più previsto.
Un’ingiustizia, soprattutto per chi lavora con contratti recenti.
2️⃣ Più diritti anche nelle piccole imprese
Nelle aziende con meno di 16 dipendenti, le tutele sono ridotte.
Il referendum vuole eliminare i limiti massimi ai risarcimenti, dando più potere al giudice di valutare caso per caso.
3️⃣ Contratti a termine con regole, non come scorciatoia
Oggi un contratto a tempo determinato può essere attivato anche senza una motivazione chiara.
Il referendum chiede di reintrodurre la “causale”, per evitare abusi e costruire percorsi di lavoro più stabili.
4️⃣ Responsabilità negli appalti
Troppo spesso chi lavora in appalto o subappalto resta scoperto in caso di incidenti o diritti violati.
Serve una catena di responsabilità chiara.
Il SÌ rafforza le tutele per chi sta alla base della filiera.
5️⃣ Cittadinanza più accessibile
Chi vive in Italia da 10 anni, lavora, studia, paga le tasse… ha il diritto di sentirsi parte del Paese.
Il referendum propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo necessario per richiedere la cittadinanza.
Una proposta di civiltà.
Perché è importante partecipare?
Chi invita all’astensione lo fa perché ha paura del voto.
Perché sa che un’affluenza alta può cambiare gli equilibri.
Perché chi lavora, chi studia, chi lotta per una vita migliore… se vota, fa la differenza.
Non possiamo lasciare che decidano solo gli altri.
Non possiamo lasciare che il silenzio sia più forte della nostra voce.
Il mio impegno
«Io l’8 e 9 giugno andrò al seggio.
Ritirerò tutte le schede.
E voterò SÌ su ogni quesito.
Perché credo in un’Italia che non rinuncia alla partecipazione.
Perché penso che la dignità del lavoro, dei giovani, dei cittadini stranieri non sia una questione secondaria.
E perché in questo tempo difficile, scegliere di votare è già un gesto di coraggio.»
Come si vota?
📅 Sabato 8 giugno, dalle 15:00 alle 23:00
📅 Domenica 9 giugno, dalle 7:00 alle 23:00
📍 Porta con te un documento e la tessera elettorale
🗳 Ritira tutte le schede
✍️ Metti una croce sul SÌ per ogni quesito
Concludendo
Partecipare non è solo un diritto.
È l’unico antidoto all’indifferenza.
L’unico strumento che abbiamo per costruire qualcosa di diverso.
Chi non vota, lascia che le cose restino com’erano.
Chi vota SÌ, sceglie il cambiamento.
Ti aspetto alle urne.
Con determinazione,
Daniele Manca