Ho presentato al Ministro Giorgetti la mozione sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione per chiedere che la nuova legge di contabilità garantisca al Parlamento le prerogative che la Costituzione ci assegna indicando i rischi dell’assenza di una programmazione triennale e di un mancato controllo degli obiettivi indicati dal psb sulla spesa netta.
Ridurre tutto al rispetto dell’avanzo primario o ai giudizi delle agenzie di rating senza considerarne le conseguenze sulla vita delle famiglie, delle imprese, dei lavoratori significa ignorare i segnali allarmanti che arrivano dal tessuto produttivo: la crescita della povertà, il ricorso crescente alla cassa integrazione, la perdita di potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, la crisi dell’industria.
Serve un nuovo progetto per il Paese – fatto di riforme vere: sanità, istruzione, politiche per le famiglie e per lo sviluppo industriale. Se non mettiamo questi temi al centro della programmazione economica, rischiamo di aggravare le disuguaglianze e bloccare la crescita.
Il mio intervento
Il mio intervento in versione testuale
Signor Presidente, signor Ministro, signor Sottosegretario, colleghi e colleghe, la mozione che abbiamo presentato insieme a tutti i colleghi delle opposizioni da oltre un mese aveva come obiettivo principale quello di portare in Parlamento una riflessione vera, seria e strutturale per misurare l’impatto delle politiche economiche sul bilancio pluriennale, valutando ovviamente il quadro programmatico per il triennio, quadro che è stato negato al Parlamento nel Documento di finanza pubblica, con una risoluzione a nostro avviso illecita, approvata a maggioranza in Commissione bilancio, in aperto contrasto con la legislazione vigente, ovviamente negando tutti gli adempimenti previsti per la presentazione del DEF. La nuova governance europea, signor Presidente, non esclude la presentazione del quadro programmatico e non impone nemmeno la sostituzione delle tre sezioni del DEF con un Documento di finanza pubblica che è stato un copia e incolla delle ricadute della legge di bilancio 2025 con il DEF dello scorso anno.
Anche la traiettoria della spesa netta, signor Ministro, signor Presidente, è stata negata al Parlamento. Senza la cornice programmatica triennale, senza alcuna indicazione sulle riforme necessarie per garantire un futuro al nostro Paese, al Parlamento rimane un ruolo da passacarte, una funzione di votificio.
Signor Presidente, mi rivolgo a lei e, attraverso il suo tramite, anche ai colleghi della maggioranza. Questa battaglia che stiamo facendo la facciamo anche per voi, perché a nostro avviso è inaccettabile il costante indebolimento delle prerogative parlamentari, con tante forzature in questa legislatura: il Parlamento derubricato a un votificio di fiducia, un passacarte utile solo al Governo per bloccare e blindare la decretazione d’urgenza e, in molti casi, silenziare le divisioni della maggioranza. È un contributo fondamentale delle funzioni legislative, una programmazione fondamentale, che spetta a questo ramo del Parlamento e tocca a noi, a mio avviso, rivendicare queste prerogative. Ecco perché per noi è stata perpetrata una violazione vera, di fronte a un DEF presentato con la nuova governance europea, indicando in maniera a mio avviso inappropriata una governance europea che in realtà non ci imponeva e non ci chiedeva di superare, ovviamente, il quadro programmatico triennale.
Voglio fare un esempio perché la mia preoccupazione cresce quando leggo che nella mozione presentata dalla maggioranza si indica come elemento finale quello di garantire al Governo adeguati strumenti di flessibilità per la gestione delle risorse in corso d’anno. Ma noi, signora Presidente, possiamo realmente cedere al Governo ulteriore sovranità senza un ruolo più forte e più adeguato del Parlamento, anche introducendo, verso la nuova legge di contabilità, nuovi elementi di flessibilità? Ma che cosa resta a questo Parlamento che, sul piano costituzionale, ha la funzione legislativa e le prerogative della programmazione e del controllo che spettano a noi? Flessibilità richiede inevitabilmente di riconsiderare il ruolo del Parlamento, le funzioni legislative e una verifica del quadro programmatico.
Voglio farle un esempio molto semplice avviandomi a concludere, signor Presidente. Voi ovviamente parlate delle agenzie di rating come elemento fondamentale per valutare la credibilità e la solidità dei conti pubblici e indicate nello spread un elemento fondamentale, avendo come obiettivo quello di un avanzo primario, ma in questo ramo del Parlamento dobbiamo valutare quali sono le conseguenze di questi risultati, perché – lo dico con grande franchezza – alle agenzie di rating, allo spread e ai mercati basta indicare nel taglio della spesa pubblica l’elemento fondamentale per acquisire credibilità.
Ma le condizioni delle persone, delle famiglie e delle imprese quando le valutiamo? Cresce la povertà, cresce la cassa integrazione, cala il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, la produzione industriale fa il ventiseiesimo mese consecutivo di contrazione. Io mi chiedo: perché non possiamo valutare in questo Parlamento essendo la programmazione una funzione fondamentale del Parlamento, le conseguenze di questi obiettivi? Ecco perché il venir meno ad una programmazione triennale e il far mancare a questo Parlamento una riflessione sulla programmazione triennale nasconde a questo Parlamento la possibilità di esaminare le condizioni reali del Paese.
Le assicuro, Presidente, che le condizioni reali del Paese richiedono riforme vere, dalla salute all’istruzione, alla formazione, all’impegno sulle famiglie, all’impegno per un nuovo progetto industriale. Cose che ci vengono negate, perché, se non affrontiamo questa riflessione, anche obiettivi che potrebbero essere di medio e lungo periodo (ad esempio quello dell’avanzo primario) rischiano, se tirati come efficienza, come elemento contabile e non come progetto politico di visione del futuro del Paese, di creare più disuguaglianze, più povertà, più solitudine, più indifferenza e meno sviluppo economico per il Paese.