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19 Marzo 2024

Il nostro paese ha bisogno di crescere con riforme serie e concrete

Abbiamo ascoltato il ministro Fitto e siamo davvero perplessi.
Qui il tema non è l’elenco delle cose da fare. L’elenco delle cose serve alla destra per fare propaganda. Invece, per noi il tema è come affrontare i divari del territorio italiano, come riformare la pubblica amministrazione.

“Fare riforme che permettano al nostro Paese di crescere. Gli elenchi non ci interessano ma ci interessa sapere quali cantieri si aprono. Vogliamo sapere come si garantiscono le risorse tagliate ai Comuni che ora devono concludere le opere già avviate. Il Pnrr doveva essere un volano per la rinascita e la crescita economica. Invece questa maggioranza fa controriforme sulla giustizia e sul fisco, taglia la sanità. Forse è il caso di fare riforme vere, di dirci quali sono i cantieri che si aprono e di monitorare insieme, in Parlamento, lo stato di attuazione dei progetti.”

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Lascio qui il mio intervento il versione testuale

Signor Presidente, la relazione del Ministro, la quarta che ci illustra, insieme alla sua abilità politica, che gli ho sempre riconosciuto e che gli voglio riconoscere anche questa mattina, confeziona sicuramente una narrazione sull’azione del Governo che, se ci fermiamo agli slogan, per quello che ci riguarda è ineccepibile. Se ci fermiamo agli slogan, però, perché il Ministro giustamente ha detto che ci sono un prima e un dopo, che la revisione è stata necessaria per allineare i dati oggettivi con i cambiamenti e con gli obiettivi che sono cambiati (ed è legittimo che un nuovo Governo li abbia adeguati e cambiati), che c’è uno scenario internazionale particolarmente complesso con la guerra in Ucraina e che, se ci aggiungiamo anche la questione mediorientale, diventa ancora più complesso e che poi ci sono questioni che riguardano l’energia e trasformazioni profonde.

Signor Ministro le chiedo se va tutto bene, ma a me pare di no. Questa mattina voglio proporle un salto di qualità nelle relazioni tra il Governo e il Parlamento. Voglio essere molto chiaro, parto dalle nostre radici: la concretezza. Per dare attuazione alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NADEF), per consolidare gli obiettivi economici previsti nella legge di bilancio, lei, Ministro, sa assai bene che molto dipenderà dalla capacità di dare attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che come lei ha ricordato è il più importante in Europa. Non a caso, la Commissione europea ci dice che siamo i primi: è il Piano più importante che abbiamo consolidato e progettato con Next generation EU proprio per rilanciare lo sviluppo economico e la crescita, per ridurre le disuguaglianze e i divari territoriali, per mettere in sicurezza e soprattutto per progettare il futuro economico e sociale di questo Paese.

Tuttavia, Ministro, lei sa bene che non si genera lavoro né si crea sviluppo economico per decreto, con le relazioni o con i comizi, ma con l’apertura dei cantieri e con un’idea di sviluppo industriale e sociale del Paese. Quando dico che voglio proporle un salto di qualità nelle relazioni tra Governo e Parlamento, intendo che non possiamo lasciare il Parlamento nelle terze e quarte relazioni.

Abbiamo bisogno di un monitoraggio reale dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo spazio per le parole, per le relazioni e per i comizi comincia cioè a ridursi, anche perché i tempi di attuazione di questo Piano sono relativamente brevi. Infatti, chi ha una minima competenza nel rapporto con la pubblica amministrazione sa bene che gran parte del successo di questo Piano dipenderà dalla capacità degli enti locali, dei Comuni e delle stazioni appaltanti di dare attuazione ai progetti, cantierarli e realizzarli.

Credo che oggi nessun parlamentare, pur potendo accedere alle piattaforme, al sistema ReGis e a tutto ciò che è stato creato, sia nelle condizioni di fare un’analisi obiettiva delle dinamiche concrete. Credo che ormai il Governo, dopo un anno e mezzo, non possa limitarsi a guardare ad un colpevole, ad una responsabilità al passato, premesso che noi ci sentiamo i protagonisti di Next generation EU e dunque, inevitabilmente, di questo Piano nazionale di ripresa e resilienza. (Applausi). Il Governo pertanto non può continuare a lavorare per individuare un colpevole. Chiedo al Ministro, con la parte finale della cui riflessione sono molto d’accordo, se è possibile conoscere con quali alleanze l’Italia stia lavorando in Europa per garantire un futuro a Next generation EU, per garantire una stagione nuova di investimenti a debito comune nella dimensione europea. Chiedo con quali alleanze europee e aggiungo anche con quale livello di tenuta della sua maggioranza, perché in molti casi le sue considerazioni divergono da quelle di un pezzo della sua stessa maggioranza. Ho apprezzato le considerazioni finali che ha fatto nella sua relazione, cioè cominciando ad ipotizzare che, se riusciremo a dare attuazione concreta al Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’obiettivo dell’Italia, e dunque anche del nostro Governo, diventerà garantire una misura strutturale agli investimenti nella dimensione europea appoggiata sul rendere e consolidare in maniera definitiva investimenti indispensabili.

Diciamoci la verità: l’Europa, per non rimanere un mercato e per continuare ad essere un luogo in cui la produzione industriale e lo sviluppo economico abitano e costruiscono le radici per il futuro, ha bisogno di più investimenti, di nuovi investimenti. Proprio per questa ragione, vorrei dire al signor Ministro che molti di questi obiettivi purtroppo non impattano su un elenco di riforme che il Parlamento vorrebbe e dovrebbe discutere. Vorrei fare un esempio: se siamo consapevoli che il successo del PNRR dipende dalla capacità di spesa dei Comuni, cioè se siamo consapevoli di avere 41 miliardi appoggiati al sistema delle autonomie locali, mi aspetto una riforma della pubblica amministrazione, non i tagli alla spesa degli enti locali. Noi ci saremmo aspettati un rafforzamento della riduzione dei divari, perché il signor Ministro sa molto bene che in Italia, purtroppo, abbiamo una situazione molto complessa, anche nella dinamica territoriale: ci sono le città metropolitane, i grandi centri urbani, il Nord e il Sud, ma ci sono tante e purtroppo sempre più crescenti aree interne nel Mezzogiorno e nel Nord del Paese. Vi sono cioè divari territoriali rispetto ai quali, anziché discutere sull’inutile, dannosa e spregiudicata autonomia differenziata, avremmo dovuto dare un ordine al dimensionamento delle stazioni appaltanti e alla necessità cioè di avere una nuova riforma della pubblica amministrazione che investa nella parola «pubblica» che – glielo ricordo – non è brutta, ma è l’essenza fondamentale di un’idea di comunità, perché l’attuazione di questo Piano, purtroppo, impatta su divari delle stazioni appaltanti pericolosissimi. C’è un intero Mezzogiorno che, nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rischia di avere tempi incompatibili con gli obiettivi che la nuova governance europea richiede e lei, giustamente, ne ha parlato.

Continuo a pensare che questo valga per la pubblica amministrazione, ma basta allargare lo sguardo: pensi ad esempio a come garantire più crescita economica in questo Paese. Uno degli obiettivi fondamentali del Governo dovrebbe essere quello delle politiche di genere, perché lei sa che se alziamo i livelli occupazionali delle donne in questo Paese, non solo creiamo un obiettivo di riduzione delle distanze, non solo portiamo l’Italia in Europa, ma creiamo una crescita strutturale più alta. Occorre investire per consentire a questo Paese di recuperare i livelli occupazionali, che ovviamente sono da terzo mondo, non da leader in Europa, per quello che riguarda la dimensione femminile, ancora oggi, anche se sono migliorati. Le voglio ricordare che occorrerebbero il salario minimo, i congedi paritari, gli asili nido e i servizi, cioè occorrerebbe un’infrastruttura di questo Paese adatta a quella sfida, che a quel punto garantirebbe più crescita economica, non una tantum, ma strutturale.

Ho fatto l’esempio degli asili nido perché poi tutto è appoggiato sulla capacità di dare attuazione e concretezza, ma potrei allargarlo ancora alla dimensione sanitaria. Alcune colleghe mi hanno preceduto in questo, lo voglio dire con grande chiarezza: noi avevamo impostato il Piano nazionale di ripresa e resilienza sulla dimensione sanitaria, perché quella era il pilastro di un’idea di riforma del sistema sanitario. Noi parliamo di tutto in Parlamento, ma non ho visto da parte di questo Governo portare in questa sede un’idea della riforma del sistema sanitario italiano: c’è la medicina territoriale; invece, ho visto purtroppo atterrare sul bilancio dello Stato tagli, non investimenti.

Ecco che vedo una contraddizione tra l’aver voluto abbandonare la stagione delle riforme, quelle che servono, e l’aver introdotto nella maggioranza e dunque nell’azione di Governo controriforme che servono probabilmente a rafforzare il vostro consolidamento di equilibri interni, ma che sono dannose all’idea dello sviluppo economico di questo Paese. A proposito poi del tema del fisco o della giustizia, Ministro, ricordo che la giustizia era un pilastro che prevedeva di ridurre i tempi dei processi, per garantire un’altra volta competitività economica. Sappiamo bene che i ritardi in questo pilastro su questo pilastro sono elementi che riducono le capacità espansive della crescita economica in questo Paese. Voi avete fatto controriforme, state abbattendo nel sistema giudiziario la certezza della pena e state facendo un’operazione a nostro avviso sbagliata anche sul sistema fiscale, che abbatterà la progressività fiscale, quando invece pagare le tasse è indispensabile per garantire il diritto alla salute e il diritto all’istruzione. Aprite la stagione delle riforme vere e portateci in Parlamento un monitoraggio, perché vogliamo aprire i cantieri per garantire un futuro economico a questo Paese.

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