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6 Aprile 2023

Governo confuso e senza un’idea dello sviluppo economico

Con il dl 11 “crediti fiscali” il Governo pensava di aver risolto “tutto” bloccando il superbonus, tuttavia nel paese reale ci sono invece 19 miliardi di crediti bloccati che mettono a rischio 30 mila imprese del comparto delle costruzioni, 115 mila cantieri, 170 mila lavoratori, che protestano per tutelare le imprese e le famiglie. Un Governo confuso e senza un’idea dello sviluppo economico…se saltano le imprese del comparto delle costruzioni come riusciremo ad attuare il PNRR e realizzare i tanti investimenti necessari per modernizzare l’Italia….
Il “no” del gruppo del Senatori PD!

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Vi lascio anche il mio intervento in versione testuale

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Gruppo del Partito Democratico voterà contro la questione di fiducia posta a nome del Governo dal ministro Ciriani. Per noi ci sono ragioni di metodo e ragioni di merito, che il collega Fina ha ben argomentato nel suo intervento. Io voglio partire dal metodo.

Noi ormai riteniamo insostenibile proseguire senza aprire in Parlamento il cantiere delle riforme, con un monocameralismo improvvisato, che in una democrazia parlamentare sottrae ad un ramo del Parlamento la possibilità di esprimersi e di raccogliere le istanze dei cittadini e delle imprese.

Il problema, lo sappiamo, non nasce in questa legislatura. Tuttavia, l’Italia è fuori dall’emergenza pandemica. Con le elezioni politiche si è insediata una maggioranza. La stessa si definisce legittimata dal voto dei cittadini. È certamente legittimata nell’importante esercizio di governo, ma non è legittimata ad accompagnare su un piano inclinato le nostre istituzioni democratiche, violando l’impianto costituzionale.

Signor Presidente, dobbiamo ridefinire metodi e tempi con i quali il Governo definisce e approva i decreti-legge. Serve una nuova programmazione, perché questi decreti troppo spesso restano alcuni mesi in un ramo del Parlamento, per poi divenire veicoli omnibus su temi e materie in molti casi lontani dalle prerogative della decretazione.

Sul merito, il senatore Garavaglia cerca di rappresentare il decreto-legge come la soluzione alla questione della cessione dei crediti. Io, in punta di piedi e con grande equilibrio, vorrei ricordare al senatore Garavaglia che se fosse così, se il Governo avesse risolto la questione della cessione dei crediti, non ci sarebbero decine di migliaia di imprese e centinaia di milioni di lavoratori che in questo momento stanno protestando, perché a rischio ci sono i cantieri, il lavoro e la tenuta di decine di migliaia di imprese nel nostro Paese.

Peraltro, le numerose modifiche introdotte alla Camera dei deputati evidenziano le grandi lacune con le quali è stato approvato dal Consiglio dei ministri questo decreto. Un decreto in molti casi confuso, senza una chiara prospettiva, soprattutto carente di un impianto che, a mio avviso, dovrebbe tener conto della importante missione che gli interventi, pubblici e privati, hanno nella definizione della crescita del nostro Paese.

Abbiamo ridotto il danno anche grazie a tante nostre proposte: la reintroduzione della cessione del credito per le case popolari e per il terzo settore; le agevolazioni relative all’abbattimento delle barriere architettoniche; gli interventi correttivi introdotti a tempo scaduto sulle aree terremotate e alluvionate. Non tenerne conto in un decreto d’urgenza con il quale il Governo interviene, mostra un problema strutturale: manca in questo decreto una visione, un progetto, una prospettiva. Lo abbiamo più volte ricordato: qui ci sono 19 miliardi già maturati che mettono a rischio 115.000 cantieri, 32.000 imprese, 170.000 lavoratori. Voglio domandare al Governo, attraverso la Presidente: come intendete salvaguardare il lavoro e l’impresa? Continuo a pensare che su questa domanda così importante ci siano confusioni, soluzioni inappropriate e inadeguate, sottovalutazioni di questioni fondamentali.

Un grande Paese manifatturiero, la seconda manifattura (perché questo rappresenta il nostro Paese), non può permettersi un Governo che si limita ad un’opposizione al passato, anziché guardare al presente e al futuro dell’economia e della società italiana. Abbiamo un bisogno urgente, ad esempio sugli investimenti pubblici e privati, di abbracciare il futuro. La transizione in chiave ecologica della nostra economia, sia essa energetica, digitale o sociale, richiede un progetto, un testo unico. Lo diciamo al Governo: aprire il cantiere della definizione di un testo unico per sostenere gli investimenti pubblici e privati richiede sull’efficientamento energetico una progettualità, non l’individuazione di un colpevole in una direttiva europea, che peraltro segna un passo in avanti, non un passo indietro. Per quale ragione non avete accompagnato a questo decreto-legge una proposta, un testo unico di riorganizzazione dei bonus in edilizia? L’esigenza di efficientare ambientalmente i nostri fabbricati e di consolidare la tenuta statica degli stessi è tuttora una priorità, per non dire un’emergenza, in un Paese che ha un patrimonio edilizio peraltro in molti casi datato e incompatibile con l’esigenza che abbiamo di ridurre le emissioni, di non consumare materie prime, che peraltro in molti casi sono limitate.

Senza un progetto, senza una visione, senza una nuova progettualità, non basta l’individuazione dei costi. Il superbonus 110 era una misura nata durante una pandemia, utile a rimettere in cammino il Paese; sapevamo che era costosa e che non poteva divenire strutturale; ma sapevamo altresì con grande chiarezza che da un Governo e da una maggioranza politica legittimata dal voto ci si attende una proposta, non un’accusa al passato. Mi chiedo e lo hanno ricordato molti colleghi: come si pensa di dare attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza se si lasciano le imprese delle costruzioni nelle procedure fallimentari? Guardate che quando chiude un’impresa o quando un’impresa entra in procedure fallimentari non riesce più a partecipare ai bandi di gara. Le stazioni appaltanti vanno deserte negli appalti fondamentali per realizzare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Qui ci si gioca l’Alta velocità, non un contributo – tanto per essere chiari – dato ad un privato, senza una visione economica su come mettere in sicurezza un comparto delle costruzioni che peraltro negli ultimi anni ha anche fatto numerosi investimenti.  Quali sono le politiche economiche che avete in testa per realizzare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, se si lasciano 30.000 imprese dentro possibili procedure fallimentari? Ma come faremo mai ad accompagnare un progetto di crescita, di innovazione, di prospettiva nel nostro Paese? Questa è la questione politica che noi poniamo. Ecco perché diciamo che in gioco c’è il destino di un pezzo dell’economia italiana.

Non ho bisogno qui di ricordare cosa rappresenta il comparto delle costruzioni, in un’alleanza tra lo Stato e il mercato per creare un processo di crescita socialmente sostenibile e inclusivo. Il Governo non sta facendo i conti per verificare quanto costerebbe, in termini di ammortizzatori sociali, lasciare nelle procedure fallimentari migliaia di imprese in questo Paese, alla vigilia di un Piano nazionale di ripresa e resilienza tuttora confuso, perché la maggioranza, oltre a modificare la governance a treno in corsa (un equilibrio pericoloso), mi pare ancora mostri grandi difficoltà a individuare le priorità e le funzioni fondamentali. È l’asse fondamentale della crescita e dello sviluppo economico che questa maggioranza ancora non è in grado di rappresentare in quest’Aula.

Ecco perché riteniamo, collega Garavaglia, – lo dico con grande rispetto – che non si possa definire questo decreto-legge risolutivo dei problemi della cessione del credito, perché questo decreto-legge manca di quella prospettiva fondamentale che ho richiamato poco fa, quella di un’idea dello sviluppo economico e sociale di questo Paese. Io penso che sui bonus edilizi serva un testo unico, perché vorrei raggiungere obiettivi più sfidanti in termini di riduzione delle emissioni e in termini di consolidamento. Quanto ci costa, ad esempio, rincorrere sempre in emergenza il dissesto idrogeologico? Quanto spendiamo per finanziare commissari ed emergenze che segnano l’assenza di una procedura di manutenzione e di sostegno che il pubblico deve avere nei confronti del nostro Paese?

Ho finito. Queste sono le ragioni di metodo e di merito che richiedono l’apertura di un cantiere nuovo da parte di questa maggioranza. Venite via dall’idea che sia sufficiente governare un grande Paese facendo opposizione al passato. Entrate nell’ottica che su di voi c’è una responsabilità di Governo, c’è la responsabilità di indirizzare nel futuro questo Paese. Lo dico perché produrre occupazione di qualità, produrre sviluppo economico e produrre crescita non è un esercizio che può limitarsi a un’accusa al passato, ma è un faticoso esercizio che richiede un’idea dello sviluppo economico. Lo dobbiamo prima di tutto alle giovani generazioni. 

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